Un tesoro di cui tutti sono la mappa: l’albo “Per mare” tra accoglienza e orientamento

Quest’anno ho una seconda e una terza

Mai due classi furono più diverse: come due figli, ciascuno con un proprio carattere e le proprie inclinazioni, che mettono a dura prova la mia azione educativa, in continuo calibro.
L’una è vivace, sentimentale, chiassosa e disordinata; l’altra è (abbastanza) composta, razionale, metodica e matura. Quest’ultima è la mia terza: una classe accolta in pieno Covid, con mascherine e distanziamento, cresciuta a pane e laboratorio.

Quest'anno sarà l’ultimo insieme e vorrei che ogni attività possa rendere il percorso significativo. Oltre a riprendere le routine di pensiero e di lettura, vorrei poterli sostenere sin da subito nel loro bisogno di certezze, nella fase delicata del passaggio alla scuola superiore, offrire loro degli strumenti che li aiutino a riflettere su loro stessi e sulla strada da intraprendere. A sentirsi gruppo.
Ecco che l’accoglienza di una classe terza si tinge di una sfumatura importante: l'orientamento

E io, con questa bella classe, ho deciso di puntare alto. 

Nel 2018 acquistai e amai l’albo “Per mare”, edito da Lapis a firma Riccardo Bonzi per il testo ed Emiliano Ponzi per le illustrazioni. L’albo racconta la storia di una ciurma senza capitano su una nave senza nome, diretta verso un tesoro di cui nessuno ha la mappa ma di cui <tutti sono la mappa>.
Nel tragitto in mare scogli pericolosi, tempeste e bonacce, ma anche nuvole dalle forme strane e incubi inquietanti. Pochissimo testo - poetico ed icastico, infatti - per delle illustrazioni che hanno messo d’accordo tutti (o quasi) per la loro bellezza. 


La prima lettura è avvenuta in cerchio, come non era mai avvenuta, e a questa ha fatto seguito una conversazione su dettagli, argomento e significato della storia. Un primo assaggio di comprensione, prima di scendere in profondità. 

Dopo la seconda lettura dell’albo - questa volta in proiezione alla LIM - ho lanciato al gruppo domande più puntuali, volte a sviscerare significati simbolici come:

  

  • Perché il testo dice…e l’illustrazione raffigura…? volta a comprendere la relazione testo-immagine nella sua funzione di arricchimento simbolico;

  • Cosa rappresenta questo dettaglio?

  • Cosa vuol dire la frase, apparentemente incomprensibile: “...”? 

Dopo aver ricordato cos’è un simbolo e come si interpreta, ho fatto girare l’albo e ho chiesto quindi loro di estrapolare in piccolo gruppo quelli che ai loro occhi erano i simboli più importanti di questa storia. E’ emerso così che:

  • lo scoglio a forma di teschio = pericolo da superare, morte;

  • la nuvola a forma di balena = direzione, ma anche vastità del cielo e del mare;

  • il tesoro in forma di costellazione = l’orientamento è il vero tesoro. 

Molto, tanto più, di quello che mi aspettavo, soprattutto dalle prime reazioni alla storia che sembrava non aver riscosso molto apprezzamento forse perché apparentemente semplice ma in verità troppo criptica.  



A questo punto, ho chiesto loro di sviluppare un’annotazione su traccia che prevedesse: impressioni, connessioni, domande, simboli, argomento e tema (tutte indicazioni di lavoro a loro note per averci lavorato tanto e con gradualità negli anni passati).

Tra le connessioni emerse quella col Titanic, Peter Pan e l’isola che non c’è, I Pirati dei Caraibi. Tante le domande: qual è il tesoro? Lo inseguiranno per sempre? Cosa hanno davvero voluto trasmettere gli autori?

E intanto la storia “respirava” sempre di più

Tra le osservazioni più arricchenti, condivise a voce: 


<tutto sono la mappa del tesoro nel senso che ciascuno fa un pezzo del viaggio e così alla fine si naviga insieme verso una direzione>

<il loro sistema di gerarchia della nave ricorda il comunismo…il tesoro rappresenta il traguardo, qualcosa per cui lottare>

<mi ha colpito come lo scrittore è riuscito a nascondere il tema del libro lasciando possibili diverse ipotesi>

<mi fa riflettere che non è il posto che fa il tesoro, ma il viaggio è il tesoro>

<mi fa riflettere che la vita è un mistero su dove si deve andare, con quale scelta, giusta o sbagliata?>

E quindi, dove andare?

Quali gli obiettivi, le aspettative, le difficoltà, le competenze, gli impegni per quest’anno? Un organizzatore grafico creato ad hoc, a tema “nave pirata”, li ha guidati in questa riflessione. E dato che le domande iniziavano ad essere numerose ho chiesto loro di scriverle su un biglietto: le avrei raccolte e organizzate per una successiva sessione di orientamento dedicata all’esame e alla scuola superiore

Raccontandosi, i ragazzi hanno fatto emergere paure, emozioni, dubbi ma anche la voglia di lasciare presto le medie perché il gruppo è diventato “stretto”. Nel tirare le somme ho quindi chiesto loro di riflettere su quanto gli altri possano essere fastidio ma anche risorsa: anche, banalmente, nelle piccolezze come organizzare un quaderno o prestarsi del materiale.

Per rallegrare l’atmosfera, ho distribuito a ciascuno di loro delle sagome di pirati chiedendo di inserire nel cappello (anziché nella valigia, ché i pirati non ne hanno!) le loro abilità e i loro punti forti e di annotare invece su un post it i loro obiettivi, da mettere nel tesoro. 
Il bello è stato vederli apporre le loro sagome lì, sulla nave: tutte insieme danno proprio l'idea di una ciurma, finalmente pronta a partire per una navigazione ricca di scogli ma anche di balene volanti.

E mare sia!

Martina Micillo








3, 2, 1... Come (ri)lanciare la biblioteca di classe?

Tre mesi di vacanze estive sono veramente tanti. Per noi prof non sono tre, ma sono comunque almeno due lontano dalle routine di classe. Per i nostri studenti e studentesse sono invece tre pieni, talvolta anche di più, e questo crea un inevitabile difficoltà nella ripresa dei ritmi scolastici. 

Nella mia attuale terza il solo compito estivo da me affidato è stata la lettura di libri, con l’indicazione di leggerne almeno quattro da un elenco fornito e discusso insieme. Lasciare libertà di scelta e in generale non richiedere alcun tipo di restituzione scritta ha però un inevitabile dose di rischio: lo faranno? Si sentiranno ugualmente impegnati senza un libro per le vacanze da compilare giorno per giorno? Insomma, una bella questione.

Al di là di quello, comunque, sono i primi giorni di scuola e per chi, come me, cerca di applicare in classe i principi del Reading Workshop, ovvero del laboratorio di lettura di derivazione americana, sono i giorni per ricostruire la biblioteca di classe e rilanciare le routine. 

Come suggerisce Frank Serafini nel suo The reading workshop. Creating space for readers, stabilire che aspetto avrà la biblioteca di classe e come organizzarla è una delle decisioni più importanti di avvio dell’anno scolastico. Quello che scrive Serafini, però, va preso “con le pinze”: le scuole italiane con aule grandi, piene di scaffali e angoli da allestire, dedicate magari ad un’unica disciplina/laboratorio, come nel sistema americano, non sono molte. Molto di ciò che lui scrive potrebbe però essere applicato alle biblioteche di plesso. 


Oggi avevo due ore consecutive e ho pensato che fosse la giornata buona per (ri)cominciare. Avevo in mente di:

  • parlare di libri nuovi e già letti;

  • creare un piccolo tesoretto di titoli da esplorare;

  • ripassare alcune delle fondamentali tecniche di scelta del libro;

  • lanciare con chiarezza l’attività di lettura costante e quotidiana che li attende quest’anno.

Ho organizzato delle isole e posizionato su ciascuna circa 8/10 volumi di vario tipo (albi, graphic, romanzi) e chiesto loro di sfogliarli soffermandosi su titolo e copertina, trama e incipit. 

Questo ci ha permesso di rivedere le varie parti che compongono un libro e il loro significato, ricordandomi ancora una volta che nulla - e dico nulla - va mai dato per scontato: ad esempio, cosa sia un incipit dopo ben due anni che questa parola vola tra noi tutte le volte che c’è laboratorio di lettura (sigh!).  

Ciascuno doveva poi annotare i libri che lo avevano colpito di volta in volta che i libri giravano tra le isole. Li ho incoraggiati a scambiarsi informazioni, a chiedere consigli o curiosità ai compagni che avessero già letto quel libro: io stessa giravo tra le isole per dare qualche suggerimento in più e assicurarmi che i libri girassero e fossero veramente guardati con attenzione. 



Serafini dice di portare delle scatole chiuse e lasciare che siano i ragazzi ad aprirle per scoprirne il contenuto, facendo poi girare i testi; quindi di ragionare su come organizzarli e creare insieme il primo nucleo della BDC (Unpacking the Classroom Library, pp. 28-29, cit). Nonostante alcune importanti differenze, per un attimo anche noi abbiamo respirato l’atmosfera da lui descritta in cui:

…ogni piccolo gruppo trascorre del tempo ad analizzare ogni titolo. Ci fermiamo a condividere i libri preferiti e amati dalla classe, o a presentarci reciprocamente libri mai visti prima. Ci emozioniamo nel condividere libri letti negli anni precedenti, così come quelli più recenti. I libri sono sparpagliati sui banchi, la conversazione è vivace, e i ragazzi cominciano a sentirsi parte della comunità. Gli studenti usano i loro taccuini per annotare i titoli che intendono leggere presto. 


Nella seconda parte ho chiesto loro di scegliere uno dei libri annotati e di leggere silenziosamente per 15 minuti consecutivi. Al termine di questo tempo, ciascuno ha potuto fissare il punto di partenza di quest’anno: un tot di pagine (dalle 3 alle 30, naturalmente con differenze grafiche e di apprendimento) che dovranno moltiplicare per due (per il momento), dedicando 30 minuti a pomeriggio a casa per leggere e allenare i muscoli della lettura.

A partire da questo ho chiesto loro di annotare tre aspetti di sé che intendono migliorare quest’anno come lettori. 


Ed infine…sulla base delle etichette colorate - da me preparate e introdotte - ho chiesto loro di ricomporre la biblioteca, che quindi parte con alcuni testi ma si arricchirà di tanti altri. In passato lasciavo che quest’ultima parte fosse organizzata da loro, con etichette e creazione della legenda - attività bella e dinamica che richiedeva tanto tempo, però - ma mi sono accorta che avevo bisogno di maggiore sistematizzazione io stessa e così quest’estate avevo già provveduto ad etichettare e catalogare le mie biblioteche. 


E’ solo l’inizio: non basta sistemare dei libri sugli scaffali per dire <biblioteca di classe>. Booktalk, recensioni, poster, strategie di comprensione e annotazione, letture a voce alta la animeranno: nessuna ricetta, ma tanta voglia di condividere storie per scambiarci emozioni e costruire conoscenza. Che Frank sia con noi!