Al cuore della storia, al cuore del lavoro: la visione in classe del lungometraggio "Manodopera"

La Festa del lavoro è arrivata quest'anno senza che io fossi riuscita, per vari motivi, ad introdurla nella mia terza. Come spesso capita insegnando, le idee nascono in itinere e per un determinato gruppo classe, affinando di volta in volta approcci e strategie: i miei alunni e le mie alunne hanno manifestato a più riprese, in questi mesi, un forte interesse per il denaro e per il lavoro. 

Motivo per cui, già nella programmazione di geografia, avevo inserito la lettura de L'economia e la finanza spiegate ai ragazzi di Pippo Ranci (Franco Brioschi Editore, 2021), un testo non fiction sui meccanismi che regolano i mercati, e di Chico Mendes, difensore dell'Amazzonia di Davide Morosinotto (EL, 2020), dedicato alla vera storia del sindacalista brasiliano morto ammazzato dalla mafia che incendia la foresta per ricavarne terreni da pascolo. Per questa ragione ho pensato ad una riflessione più ampia sulla tematica, che coinvolgesse storia, cittadinanza e letteratura. Passando da un film: "Manodopera". 

Manodopera (Interdit aux chiens et aux Italiens) è un lungometraggio animato del 2022 diretto da Alain Ughetto. Qui potete vedere il trailer, se non lo conoscete: https://www.youtube.com/watch?v=GPbdZ-WI8SU

E' davvero un film sui generis, della durata di poco più di un'ora, realizzato con la tecnica dello stop-motion e con la rottura della quarta parete. 

Il regista ci racconta la storia della sua famiglia, gli Ughetto, e nel frattempo fabbrica letteralmente i personaggi e lo scenario del racconto (effetto "plastilina").


Originari di Ughettera, uno sperduto villaggio piemontese alle pendici del Monviso, i suoi nonni son costretti a partire a più riprese per la Francia, la Svizzera ed infine l'Alta Savoia per lavorare come muratori e manovali. 

La loro vita si snoda nei 60 anni che vanno dal 1900 al 1960: le vicende familiari si intrecciano pertanto con i principali eventi storici italiani e d'Oltralpe di quel mezzo secolo cruciale: la guerra in Libia, la Prima guerra mondiale, l'epidemia spagnola, il Nazifascismo, la Seconda guerra mondiale, l'occupazione nazista della Francia, la Resistenza e il boom economico. 

Attraverso il dialogo tra Ughetto e la nonna Cesira, ma ancor più attraverso le parole di quest'ultima, scopriamo le vicende della famiglia fatte di fame, povertà, lavoro manuale, migrazione e morte. 



Perché portare "Manodopera" in classe? 

Anzitutto per il linguaggio, accessibile ma poetico, realistico ma ironico al contempo; per la bellezza e l'intensità della storia, che vale come documento autentico del Novecento ma che sa incantare come una fiaba e fare orrore come il miglior racconto di paura. Perché c'è tutta la storia che si affronta in terza media e perché, quindi, si fornisce ai nostri alunni e alle nostre alunne la possibilità di stabilire numerose connessioni con tra la storia autobiografica e la Grande Storia, riconoscendo i grandi eventi e i temi universali che le appartengono; tra la storia degli Ughetto, i loro attrezzi e la loro terra, e la più grande letteratura realistica italiana, Malpelo e Mazzarò su tutti. 

Ma anche perché si parla di lavoro, sin dal titolo: il lavoro manuale, faticoso e pericoloso, di minatori, muratori, scavatori...ma anche quello di ciabattini, allevatori e i tanti lavori rurali e domestici di donne e uomini.

L'attività si è sviluppata in 4 diversi momenti, per un totale di 3 h circa di laboratorio:



  • osservazione e commento di immagini relative alla storia del lavoro volte a recuperare le preconoscenze e ad attivare l'interesse: qui è emersa in modo spontaneo la connessione tra i minatori italiani in Belgio e il romanzo letto l'anno scorso, "Già nella miniera" di Paola Luciani e e Igor DeAmicis;

  • ricerca sul web e ricostruzione delle principali informazioni sulla Festa del lavoro, con annotazione e condivisione volta a rafforzare la media literacy e a creare conoscenze civiche relative all'argomento;

  • visione del film;

  • compilazione dell'organizzatore grafico "Al cuore della storia" tratto da Linda Cavadini, Loretta De Martin, Agnese Pianigiani, Leggere, comprendere, condividere, Pearson, 2021.


Questo organizzatore grafico consiste nel riconoscere il tema principale della storia raccogliendo indizi da diversi elementi della narrazione per arrivare alla formulazione di una propria opinione sul tema emerso, con l'obiettivo di ricollegarlo a alla propria esperienza, ad altri testi o a ciò che accade o è accaduto nel mondo.

Ai ragazzi e alle ragazze il film è piaciuto molto e sono stati in grado di ravvisare le principali fila della vicenda, stabilendo anche significative connessioni con il libro letto, le guerre mondiali, il Fascismo e la Festa dei lavoratori ("fuori dal libro"), così come i simboli presenti nella storia, ovvero quegli elementi ricorrenti e significativi che si staccano dalla loro materialità per significare qualcosa di astratto:


  • treno e valigia = spostamento continuo per cercare lavoro
  • patate e polenta = piatto povero e comune
  • pala e piccone = strumenti di lavoro, ma il piccone viene anche messo al posto della lapide o della croce alla morte di Luigi perché è quello che gli ha permesso di lavorare mangiare e vivere 
  • mucca = animale che vive con la famiglia
  • terra = sacralità, perché è importante coltivarla, dà frutti
  • orologio = l’anima della casa, segna il tempo che trascorre


La condivisione a classe aperta dell'organizzatore ha portato a discutere sui temi e ad individuare alcuni tra i significati più profondi della storia:

- che il lavoro non è sempre stato uguale e a quei tempi era molto duro;
- che vivere per alcuni è stato un sacrificio;
- che emigrare può voler dire essere sfruttati e trattati male, anche con razzismo;
- che il lavoro è fatto di diritti e di dignità (che a volte mancano);
- che la famiglia è davvero importante nella vita.

Ecco alcuni pensieri a caldo lasciati dai ragazzi e dalle ragazze:

Mi fa riflettere sul sacrificio (Giovanni)
Il film mi è piaciuto assai e fa tanto riflettere (Artur)
Anche se si è poveri non bisogna arrendersi (Alessandro)
Molto chiaro e che faccia capire a fondo il significato della guerra (Claudia)
La storia è molto bella (Nikol)
Penso che sia un film che trasmette molto significato, è molto profondo (Sofia)

E ora siamo decisamente pronti per l'immersione
nella lettura di alcune delle più belle novelle di Giovanni Verga.
Martina Micillo


Dall'illustrazione alla poesia: un laboratorio di lettura dell'albo "L'altro fronte 1915-2015. La grande guerra delle donne"


Una delle mie più grandi passioni da lettrice sono i romanzi storici: mi piace immaginare le vicende dei personaggi sullo sfondo di grandi epoche, meglio se contemporanee. 
Per questa ragione e non solo, quando in terza media arriva il momento di affrontare in classe la storia del Novecento, non possono mancare letture di poesie, racconti o interi romanzi ambientati nell'Italia delle guerre e della Resistenza per aumentare le conoscenze, la capacità di contestualizzazione delle storie e l'impatto della Storia sulla vita dei singoli. 

Da alcuni anni, ormai, anche albi illustrati: un genere di libro considerato spesso poco adatto ad alunni/e maturi, ma che invece può rivelarsi estremante inclusivo, stimolante ed efficace. 
E' uscito l'anno scorso (2023) per Pearson, ora Sanoma, un libriccino veramente prezioso in questo senso firmato da Elena Garroni, "Nella Storia con gli albi illustrati. Laboratori di didattica attiva per studiare il Novecento". 


Si tratta di un manuale agile che dopo una premessa sugli albi e sulle metodologie di riferimento, si snoda in vari percorsi dedicati ciascuno ad un periodo/albo. 
Io ho scelto di portare in classe "L'altro fronte 1915-2015. La grande guerra delle donne" (Lapis edizioni 2015) con testi di Fabio Magnasciutti, illustrazioni di nove illustratrici che interpretano nove figure femminili che hanno fatto la storia della Grande Guerra e un apparato storico molto interessante a firma Vanessa Roghi.



Lo avevo letto anche l'anno scorso in classe, proponendo delle attività di comprensione del testo. La proposta di Elena, invece, mi è piaciuta perché antepone alla lettura del testo quella delle illustrazioni e  propone anche una produzione originale, che ho trovato particolarmente adatta dato che sto affrontando un modulo di letteratura su Ungaretti poeta di guerra e preparando ragazze e ragazze di terza ad affrontare la prova scritta d'esame.

Seguendo i suoi suggerimenti operativi, ho quindi chiesto ad alunni e alunne di:
1. osservare le illustrazioni;
2. scegliere un'illustrazione e descriverla dettagliatamente;
3. scrivere una poesia a partire dalla descrizione.

Solo successivamente:

4. abbiamo letto l'albo completo di illustrazioni e testi, provando a mettere alla prova le interpretazioni prima di leggere di quale figura si trattasse (questa parte ha destato molto interesse e aspettativa);
5. abbiamo confrontato testi, poesie e illustrazioni e discusso sui significati;
6. ho mostrato loro l'apparato storiografico costruito da Vanessa Roghi, discutendo sulle varie (e scarse) tipologie di fonte esistenti sulla vita delle donne, nonostante si trattasse di storia contemporanea;
7. ho infine assegnato per casa il seguente compito: riscrivere la poesia originale, analizzare il testo da un punto di vista formale e provare a immaginare delle domande da fare alla figura femminile ritratta. 

L'attività si è rivelata molto inclusiva e motivante. Ecco la poesia descrittiva di J., alunna araba neo arrivata, supportata dall'insegnante di sostegno, ispirata alla figura della cantante:




Una donna bendata
aerei che volano
soldati con fucili
fumo nel cielo
tristezza

Ecco invece la produzione di S., che ha realizzato ben tre bozze della sua poesia, ispirata alla figura della maestra. Interessanti le variazioni, così come percepibile lo stile nominale e il verso breve, anche spezzato, frutto della lettura delle poesie di Ungaretti.






Come educatrice a 360 °, ma particolarmente come come insegnante di lettura, storia e cittadinanza, l'aspetto che mi ha più colpita è stato l'aver scoperto che anche nelle loro narrazioni le donne scomparivano: nonostante fossero le protagoniste delle illustrazioni, sempre in primo piano, sono state scavalcate, superate, incomprese. Ragazzi e ragazze hanno dato perfino più spazio allo scenario o agli elementi simbolici, ma non a loro: ne è spia l'uso della parola "uomini" o "persone" ma ben poco di "donna" o "madre" o "maestra".
Ecco infatti cosa scrive Giacomo nella restituzione finale:



Aspetto, questo, che ci ha portati a riflettere sulla invisibilità del femminile, ritornando così alle fonti proposte da Vanessa Roghi in appendice.
Nel suo libro Elena propone una rielaborazione digitale interessante, con una rubrica di valutazione del compito. Io mi sono "fermata" qui, ma sarà senz'altro uno sprone per continuare a sperimentare questa e le altre attività da lei proposte.

Martina Micillo








Cara Mina, tu come guardi la luna io guardo il cielo. Un percorso di lettura a voce alta de “La storia di Mina” di David Almond

Tra metà gennaio e metà marzo, nella mia seconda di lettori e lettrici ancora in erba, abbiamo letto e discusso a voce alta il libro di David Almond “La storia di Mina”.
E’ stata un’esperienza faticosa e incredibile al contempo. 


Mina ha 9 anni e scrive un diario in cui racconta la propria vita: la scuola che non va, la decisione di stare a casa e di fare lezioni con la mamma, il nonno e il papà scomparsi, la sua difficoltà nel tessere amicizie e relazioni. 
Una storia senza grande tensione e acme, ma che trova nel quotidiano incanto verso le cose la sua vena speciale.


Alla lettura a voce alta sono seguite, ogni tanto, delle riflessioni più strutturate su personaggio, simboli, conflitto e tema. Organizzatori grafici ispirati al WRW, con riferimento a quella piccola miniera che è “Leggere, comprendere, condividere” di Linda Cavadini, Loretta De Martin e Agnese Pianigiani. 
Le loro restituzioni, sia scritte e che orali, mi dicono che i capitoli più intensi sono stati quelli in cui Mina scappa di casa e si inabissa nella miniera alla ricerca del papà, novella Persefone nell’Oltretomba; il giorno del Test nazionale, in cui Mina litiga con la maestra e il preside per avere scritto un testo non “conforme” alle loro aspettative; infine la giornata trascorsa alla Corinthian Avenue, la scuola per ragazzi “speciali”, con problematiche di socializzazione e apprendimento.
In alcuni casi il thinking talking ci ha portato oltre: quei ragazzi “disadattati” sono diventati specchio per alcuni di loro e riflessione sulla società attuale, ritratta in parte nella serie tv “Mare fuori”, dedicata ai ragazzi e alle ragazze di Napoli che la loro strada l’hanno trovata nella criminalità.

Alla fine del nostro percorso, sono emersi con chiarezza tre filoni tematici: la personalità della protagonista, forte e insicura al contempo; l’amicizia, che evolve nell’arco della storia; la scuola, che non è una ma tante (scuola “normale”, scuola “a casa”, scuola “speciale”). 
Era arrivato il momento di una produzione più strutturata, una riflessione che potesse dar voce alla loro prospettiva sulla storia: scrivere una lettera a Mina, alla protagonista.

Ecco alcuni stralci di lettere, da cui emergono impressioni e apprezzamento della storia:

Cara Mina, 

ho letto la tua storia, mi è piaciuta molto. 

E’ una storia piena di emozioni, racconta molti aspetti della tua vita scolastica, casalinga, sociale e anche le lezioni svolte a casa da tua madre. T.


Ciao Mina questa è una lettera per te, sai la parte della tua storia letta dal libro che mi ha colpito di più? Indovina? Quando hai cominciato a parlare di pipì e del bagno. A.


E stralci da cui emerge una più profonda comprensione e immedesimazione nel personaggio


Penso che tu sia una ragazza matura e forte rispetto alla tua età. Mi hanno colpito molto le tue idee per esempio quando ti vuoi isolare e ti “accampi” sull’albero, osservi, ascolti e leggi. K.


… dal mio punto di vista posso dire che per me tu sei una ragazza normale con tanta fantasia ed immaginazione J.

immagine tratta da pixabay.com

Se fossi stato in te sarei rimasto alla Corinthian Avenue per via delle amicizie subito formate come con Steepy, che aveva l’ossessione di avere il giardino più bello del paese, a tal punto da tatuarselo su tutto il corpo oppure Alicia che ti aveva raccontato che si faceva i tagli e sussurrava. 

Se posso vorrei farti una domanda, che da quando ho sentito la tua storia mi è subito piombata in testa: che cosa vuoi fare da grande? D. 


Così come connessioni con il proprio vissuto:


Sai, dovresti provare ad andare avanti anche tu, certo potrebbe andare bene come male, chi lo sa, ma almeno ci hai provato.[...] spero ci ripenserai [ad andare alla scuola Corinthian), magari lì troverai persone “pazze” come te, persone con le tue stesse passioni, provaci Mina, sii sicura di te. So anche che hai perso il padre e che cerchi di ritrovarlo, ma non tornerà. Ho perso mio zio nel 2016, non volevo crederci, pensavo fosse solo un brutto sogno, ma lui non c’era più. Mi faceva da secondo padre, ma sento che lui è sempre con me, come lo è sicuramente tuo padre, si sa, la vità non è tutta rosa e fiori, ma sicuramente c’è sempre una via d’uscita a tutto.  K.


E passaggi che aprono ad una problematizzazione della vicenda, concentrata quasi per tutti sul fatto che Mina non trovi un posto in una scuola che sembra più simile a lei:


Ma perché hai deciso di andartene dalla nuova scuola? Per cosa non ti trovavi bene? O forse perché non ti reputi così bisognosa come loro? J.


Quando hai lasciato la Corinthian Avenue secondo me hai sbagliato, perché anche se eri superiore agli altri avevi il modo di divertirti e intraprendere cose nuove. T


La solitudine del personaggio, il suo particolare sguardo sul mondo, le sue elucubrazioni filosofiche, così come le sue “attività straordinarie” sono state accolte ma non comprese dai più: ciò che conta, a questa età, è aprirsi, essere in un gruppo, fare amicizie. Scrive, infatti, T.:


Con te è come se mi confesso e ti dico che mi piace molto come ti comporti, sai sempre agire correttamente e ti fai scivolare tutto addosso, però ti devo contestare la tua timidezza, dovresti essere più aperta con le persone, perché magari trovi un’amica strambe e non sarai più sola. Ti auguro una buona vita  te e a tua mamma, e spero che sopperirai alla mancanza di tuo padre. T


Ed è stato forse anche l’aspetto che ha reso la lettura più faticosa: un dettato così introspettivo e immateriale, in lettura a voce alta e senza testo per gli alunni, mette alla prova la resistenza dell’intera comunità ermeneutica. 

Che però ha restituito in queste lettere molto di sé e di quella ragazza stramba e coraggiosa che con le sue domande sulla vita e le sue osservazioni sul mondo ha illuminato le nostre cupe giornate d’inverno. 


Martina Micillo





Quando l'educazione alla lettura e alla cittadinanza si incontrano in un progetto

La lettura ha in sé il potenziale per essere una pratica di cittadinanza: essere disponibili alle storie, all’ascolto dell’altro; uscire fuori dal proprio mondo per conoscere quello altrui, partecipando alle emozioni e ai bisogni di un personaggio che si fa persona; verificare le proprie ipotesi sul testo prima di sostenere un’opinione.
Ma su tutto la bellezza: se la lettura è fatica è, di contro, anche esercizio al bello, al potere della trama e dell’ordito di trasportarci altrove per trasformarci, lasciandoci con qualcosa in più, spesso impalpabile ma vitale. 
Se poi aggiungiamo a questo l’esistenza di storie che sono fatte per parlare alla nostra coscienza civica, basate sulla vita di personaggi che hanno cambiato la Storia oppure su eventi che hanno segnato e trasformato persone e comunità in senso ampio, allora lo è ancora di più. Ma anche questo non basta: l’incontro tra un lettore e una storia in senso riflessivo e trasformativo non è solo frutto di sintonia “a pelle”, ma anche di mediazione didattica, di attività che possono generare una riflessione in modo un po’ più strutturato e condiviso. 

Con queste premesse mi approcciavo un anno fa, e anche oggi, al progetto di lettura e cittadinanza pensato da Alice Bigli per Einaudi Ragazzi, EL, Emme Edizioni, Piccola Biblioteca per un mondo migliore (https://www.edizioniel.com/scuole/piccola-biblioteca-mondo-migliore/, sito da cui è tratta l'immagine-logo in alto).
Un progetto che metteva insieme tutto ciò che stavo cercando: orientamento alla lettura, modalità laboratoriale, avvicinamento al mondo dell’editoria, incontro con l’autore e, naturalmente, riflessione civica. 


Un progetto pensato anche per ampliare le biblioteche di classe o d'istituto con svariati titoli di narrativa contemporanea selezionati tra le pubblicazioni della casa editrice. 

Dato che in modo del tutto spontaneo i ragazzi hanno scelto gli stessi titoli, è stata anche l’occasione per me di sperimentare i gruppi di lettura. E di intrattenersi, tra una sessione e l’altra, con qualche merenda distensiva.

I titoli scelti sono stati: Stalker di Daniele Nicastro, Pusher di Antonio Ferrara, Maschiacci e femminucce di Silvia Pillin, Giù la maschera di JJ Bola, Se vince la mafia di Davide Mattiello, Dietro il muro di Rosario Esposito La Rossa. 


La lettura è andata abbastanza bene, tra annotazioni su personaggi, trama e temi, ma fondamentale è stato per me leggere in anticipo i titoli scelti e lavorare con loro su aspetti più complessi (come la distopia o la struttura argomentativa). Considerato il risvolto civico della lettura, ho pensato di spingere i ragazzi e le ragazze a cercare “tracce” delle loro storie consultando i quotidiani on line: un’attività che mira a generare connessioni lettura-mondo, ma anche a verificare la comprensione del testo e dei suoi significati profondi. Non a caso, proprio in questa fase sono nati equivoci e discussioni che ci hanno condotti a riflettere con maggiore accuratezza sulle storie lette. 


Il bello di questo progetto è che, una volta che un gruppo ha terminato la lettura, può scambiare il proprio testo con quello dei compagni dando via così ad una “circolazione virtuosa”. Alla fine del tempo previsto, ciascun gruppo ha potuto presentare il libro letto con un power point. Sulla base di un mio esempio, ogni gruppo ha provato a definire elementi fondamentali del testo e altri, che era stato possibile maturare solo alla fine, come le parole nuove, le connessioni, l’aggancio con l’Agenda 2030, il tema in tre parole e consigliato a. 





Eravamo pronti, a questo punto, per la discussione: quale autore incontrare tra quelli dei libri scelti? Nella terna selezionata, in accordo con la casa editrice, la risposta positiva è arrivata da Daniele Nicastro: un’ulteriore occasione per (ri)leggere tutti, a voce alta, il suo “Stalker” e prepararci, così, all’incontro. La ciliegina sulla torta è stata proprio quella: un’ora e trenta di pura attenzione, curiosità e domande dai ragazzi che non volevano lasciarlo andare. 


Scrive Sofia: 

“E' stato molto disponibile a rispondere a tutte le nostre domande in modo chiaro e dettagliato. Ci ha chiarito molti dubbi, per esempio per me ora è molto più chiaro come fa uno scrittore a scrivere un libro e quanto ci mette. Spero di rifare questo progetto perché è molto utile."


Ed eccoci qui: pronti a ripartire per una nuova, piccola biblioteca per un mondo migliore. 


Martina Micillo