Dall'illustrazione alla poesia: un laboratorio di lettura dell'albo "L'altro fronte 1915-2015. La grande guerra delle donne"


Una delle mie più grandi passioni da lettrice sono i romanzi storici: mi piace immaginare le vicende dei personaggi sullo sfondo di grandi epoche, meglio se contemporanee. 
Per questa ragione e non solo, quando in terza media arriva il momento di affrontare in classe la storia del Novecento, non possono mancare letture di poesie, racconti o interi romanzi ambientati nell'Italia delle guerre e della Resistenza per aumentare le conoscenze, la capacità di contestualizzazione delle storie e l'impatto della Storia sulla vita dei singoli. 

Da alcuni anni, ormai, anche albi illustrati: un genere di libro considerato spesso poco adatto ad alunni/e maturi, ma che invece può rivelarsi estremante inclusivo, stimolante ed efficace. 
E' uscito l'anno scorso (2023) per Pearson, ora Sanoma, un libriccino veramente prezioso in questo senso firmato da Elena Garroni, "Nella Storia con gli albi illustrati. Laboratori di didattica attiva per studiare il Novecento". 


Si tratta di un manuale agile che dopo una premessa sugli albi e sulle metodologie di riferimento, si snoda in vari percorsi dedicati ciascuno ad un periodo/albo. 
Io ho scelto di portare in classe "L'altro fronte 1915-2015. La grande guerra delle donne" (Lapis edizioni 2015) con testi di Fabio Magnasciutti, illustrazioni di nove illustratrici che interpretano nove figure femminili che hanno fatto la storia della Grande Guerra e un apparato storico molto interessante a firma Vanessa Roghi.



Lo avevo letto anche l'anno scorso in classe, proponendo delle attività di comprensione del testo. La proposta di Elena, invece, mi è piaciuta perché antepone alla lettura del testo quella delle illustrazioni e  propone anche una produzione originale, che ho trovato particolarmente adatta dato che sto affrontando un modulo di letteratura su Ungaretti poeta di guerra e preparando ragazze e ragazze di terza ad affrontare la prova scritta d'esame.

Seguendo i suoi suggerimenti operativi, ho quindi chiesto ad alunni e alunne di:
1. osservare le illustrazioni;
2. scegliere un'illustrazione e descriverla dettagliatamente;
3. scrivere una poesia a partire dalla descrizione.

Solo successivamente:

4. abbiamo letto l'albo completo di illustrazioni e testi, provando a mettere alla prova le interpretazioni prima di leggere di quale figura si trattasse (questa parte ha destato molto interesse e aspettativa);
5. abbiamo confrontato testi, poesie e illustrazioni e discusso sui significati;
6. ho mostrato loro l'apparato storiografico costruito da Vanessa Roghi, discutendo sulle varie (e scarse) tipologie di fonte esistenti sulla vita delle donne, nonostante si trattasse di storia contemporanea;
7. ho infine assegnato per casa il seguente compito: riscrivere la poesia originale, analizzare il testo da un punto di vista formale e provare a immaginare delle domande da fare alla figura femminile ritratta. 

L'attività si è rivelata molto inclusiva e motivante. Ecco la poesia descrittiva di J., alunna araba neo arrivata, supportata dall'insegnante di sostegno, ispirata alla figura della cantante:




Una donna bendata
aerei che volano
soldati con fucili
fumo nel cielo
tristezza

Ecco invece la produzione di S., che ha realizzato ben tre bozze della sua poesia, ispirata alla figura della maestra. Interessanti le variazioni, così come percepibile lo stile nominale e il verso breve, anche spezzato, frutto della lettura delle poesie di Ungaretti.






Come educatrice a 360 °, ma particolarmente come come insegnante di lettura, storia e cittadinanza, l'aspetto che mi ha più colpita è stato l'aver scoperto che anche nelle loro narrazioni le donne scomparivano: nonostante fossero le protagoniste delle illustrazioni, sempre in primo piano, sono state scavalcate, superate, incomprese. Ragazzi e ragazze hanno dato perfino più spazio allo scenario o agli elementi simbolici, ma non a loro: ne è spia l'uso della parola "uomini" o "persone" ma ben poco di "donna" o "madre" o "maestra".
Ecco infatti cosa scrive Giacomo nella restituzione finale:



Aspetto, questo, che ci ha portati a riflettere sulla invisibilità del femminile, ritornando così alle fonti proposte da Vanessa Roghi in appendice.
Nel suo libro Elena propone una rielaborazione digitale interessante, con una rubrica di valutazione del compito. Io mi sono "fermata" qui, ma sarà senz'altro uno sprone per continuare a sperimentare questa e le altre attività da lei proposte.

Martina Micillo








Cara Mina, tu come guardi la luna io guardo il cielo. Un percorso di lettura a voce alta de “La storia di Mina” di David Almond

Tra metà gennaio e metà marzo, nella mia seconda di lettori e lettrici ancora in erba, abbiamo letto e discusso a voce alta il libro di David Almond “La storia di Mina”.
E’ stata un’esperienza faticosa e incredibile al contempo. 


Mina ha 9 anni e scrive un diario in cui racconta la propria vita: la scuola che non va, la decisione di stare a casa e di fare lezioni con la mamma, il nonno e il papà scomparsi, la sua difficoltà nel tessere amicizie e relazioni. 
Una storia senza grande tensione e acme, ma che trova nel quotidiano incanto verso le cose la sua vena speciale.


Alla lettura a voce alta sono seguite, ogni tanto, delle riflessioni più strutturate su personaggio, simboli, conflitto e tema. Organizzatori grafici ispirati al WRW, con riferimento a quella piccola miniera che è “Leggere, comprendere, condividere” di Linda Cavadini, Loretta De Martin e Agnese Pianigiani. 
Le loro restituzioni, sia scritte e che orali, mi dicono che i capitoli più intensi sono stati quelli in cui Mina scappa di casa e si inabissa nella miniera alla ricerca del papà, novella Persefone nell’Oltretomba; il giorno del Test nazionale, in cui Mina litiga con la maestra e il preside per avere scritto un testo non “conforme” alle loro aspettative; infine la giornata trascorsa alla Corinthian Avenue, la scuola per ragazzi “speciali”, con problematiche di socializzazione e apprendimento.
In alcuni casi il thinking talking ci ha portato oltre: quei ragazzi “disadattati” sono diventati specchio per alcuni di loro e riflessione sulla società attuale, ritratta in parte nella serie tv “Mare fuori”, dedicata ai ragazzi e alle ragazze di Napoli che la loro strada l’hanno trovata nella criminalità.

Alla fine del nostro percorso, sono emersi con chiarezza tre filoni tematici: la personalità della protagonista, forte e insicura al contempo; l’amicizia, che evolve nell’arco della storia; la scuola, che non è una ma tante (scuola “normale”, scuola “a casa”, scuola “speciale”). 
Era arrivato il momento di una produzione più strutturata, una riflessione che potesse dar voce alla loro prospettiva sulla storia: scrivere una lettera a Mina, alla protagonista.

Ecco alcuni stralci di lettere, da cui emergono impressioni e apprezzamento della storia:

Cara Mina, 

ho letto la tua storia, mi è piaciuta molto. 

E’ una storia piena di emozioni, racconta molti aspetti della tua vita scolastica, casalinga, sociale e anche le lezioni svolte a casa da tua madre. T.


Ciao Mina questa è una lettera per te, sai la parte della tua storia letta dal libro che mi ha colpito di più? Indovina? Quando hai cominciato a parlare di pipì e del bagno. A.


E stralci da cui emerge una più profonda comprensione e immedesimazione nel personaggio


Penso che tu sia una ragazza matura e forte rispetto alla tua età. Mi hanno colpito molto le tue idee per esempio quando ti vuoi isolare e ti “accampi” sull’albero, osservi, ascolti e leggi. K.


… dal mio punto di vista posso dire che per me tu sei una ragazza normale con tanta fantasia ed immaginazione J.

immagine tratta da pixabay.com

Se fossi stato in te sarei rimasto alla Corinthian Avenue per via delle amicizie subito formate come con Steepy, che aveva l’ossessione di avere il giardino più bello del paese, a tal punto da tatuarselo su tutto il corpo oppure Alicia che ti aveva raccontato che si faceva i tagli e sussurrava. 

Se posso vorrei farti una domanda, che da quando ho sentito la tua storia mi è subito piombata in testa: che cosa vuoi fare da grande? D. 


Così come connessioni con il proprio vissuto:


Sai, dovresti provare ad andare avanti anche tu, certo potrebbe andare bene come male, chi lo sa, ma almeno ci hai provato.[...] spero ci ripenserai [ad andare alla scuola Corinthian), magari lì troverai persone “pazze” come te, persone con le tue stesse passioni, provaci Mina, sii sicura di te. So anche che hai perso il padre e che cerchi di ritrovarlo, ma non tornerà. Ho perso mio zio nel 2016, non volevo crederci, pensavo fosse solo un brutto sogno, ma lui non c’era più. Mi faceva da secondo padre, ma sento che lui è sempre con me, come lo è sicuramente tuo padre, si sa, la vità non è tutta rosa e fiori, ma sicuramente c’è sempre una via d’uscita a tutto.  K.


E passaggi che aprono ad una problematizzazione della vicenda, concentrata quasi per tutti sul fatto che Mina non trovi un posto in una scuola che sembra più simile a lei:


Ma perché hai deciso di andartene dalla nuova scuola? Per cosa non ti trovavi bene? O forse perché non ti reputi così bisognosa come loro? J.


Quando hai lasciato la Corinthian Avenue secondo me hai sbagliato, perché anche se eri superiore agli altri avevi il modo di divertirti e intraprendere cose nuove. T


La solitudine del personaggio, il suo particolare sguardo sul mondo, le sue elucubrazioni filosofiche, così come le sue “attività straordinarie” sono state accolte ma non comprese dai più: ciò che conta, a questa età, è aprirsi, essere in un gruppo, fare amicizie. Scrive, infatti, T.:


Con te è come se mi confesso e ti dico che mi piace molto come ti comporti, sai sempre agire correttamente e ti fai scivolare tutto addosso, però ti devo contestare la tua timidezza, dovresti essere più aperta con le persone, perché magari trovi un’amica strambe e non sarai più sola. Ti auguro una buona vita  te e a tua mamma, e spero che sopperirai alla mancanza di tuo padre. T


Ed è stato forse anche l’aspetto che ha reso la lettura più faticosa: un dettato così introspettivo e immateriale, in lettura a voce alta e senza testo per gli alunni, mette alla prova la resistenza dell’intera comunità ermeneutica. 

Che però ha restituito in queste lettere molto di sé e di quella ragazza stramba e coraggiosa che con le sue domande sulla vita e le sue osservazioni sul mondo ha illuminato le nostre cupe giornate d’inverno. 


Martina Micillo





Quando l'educazione alla lettura e alla cittadinanza si incontrano in un progetto

La lettura ha in sé il potenziale per essere una pratica di cittadinanza: essere disponibili alle storie, all’ascolto dell’altro; uscire fuori dal proprio mondo per conoscere quello altrui, partecipando alle emozioni e ai bisogni di un personaggio che si fa persona; verificare le proprie ipotesi sul testo prima di sostenere un’opinione.
Ma su tutto la bellezza: se la lettura è fatica è, di contro, anche esercizio al bello, al potere della trama e dell’ordito di trasportarci altrove per trasformarci, lasciandoci con qualcosa in più, spesso impalpabile ma vitale. 
Se poi aggiungiamo a questo l’esistenza di storie che sono fatte per parlare alla nostra coscienza civica, basate sulla vita di personaggi che hanno cambiato la Storia oppure su eventi che hanno segnato e trasformato persone e comunità in senso ampio, allora lo è ancora di più. Ma anche questo non basta: l’incontro tra un lettore e una storia in senso riflessivo e trasformativo non è solo frutto di sintonia “a pelle”, ma anche di mediazione didattica, di attività che possono generare una riflessione in modo un po’ più strutturato e condiviso. 

Con queste premesse mi approcciavo un anno fa, e anche oggi, al progetto di lettura e cittadinanza pensato da Alice Bigli per Einaudi Ragazzi, EL, Emme Edizioni, Piccola Biblioteca per un mondo migliore (https://www.edizioniel.com/scuole/piccola-biblioteca-mondo-migliore/, sito da cui è tratta l'immagine-logo in alto).
Un progetto che metteva insieme tutto ciò che stavo cercando: orientamento alla lettura, modalità laboratoriale, avvicinamento al mondo dell’editoria, incontro con l’autore e, naturalmente, riflessione civica. 


Un progetto pensato anche per ampliare le biblioteche di classe o d'istituto con svariati titoli di narrativa contemporanea selezionati tra le pubblicazioni della casa editrice. 

Dato che in modo del tutto spontaneo i ragazzi hanno scelto gli stessi titoli, è stata anche l’occasione per me di sperimentare i gruppi di lettura. E di intrattenersi, tra una sessione e l’altra, con qualche merenda distensiva.

I titoli scelti sono stati: Stalker di Daniele Nicastro, Pusher di Antonio Ferrara, Maschiacci e femminucce di Silvia Pillin, Giù la maschera di JJ Bola, Se vince la mafia di Davide Mattiello, Dietro il muro di Rosario Esposito La Rossa. 


La lettura è andata abbastanza bene, tra annotazioni su personaggi, trama e temi, ma fondamentale è stato per me leggere in anticipo i titoli scelti e lavorare con loro su aspetti più complessi (come la distopia o la struttura argomentativa). Considerato il risvolto civico della lettura, ho pensato di spingere i ragazzi e le ragazze a cercare “tracce” delle loro storie consultando i quotidiani on line: un’attività che mira a generare connessioni lettura-mondo, ma anche a verificare la comprensione del testo e dei suoi significati profondi. Non a caso, proprio in questa fase sono nati equivoci e discussioni che ci hanno condotti a riflettere con maggiore accuratezza sulle storie lette. 


Il bello di questo progetto è che, una volta che un gruppo ha terminato la lettura, può scambiare il proprio testo con quello dei compagni dando via così ad una “circolazione virtuosa”. Alla fine del tempo previsto, ciascun gruppo ha potuto presentare il libro letto con un power point. Sulla base di un mio esempio, ogni gruppo ha provato a definire elementi fondamentali del testo e altri, che era stato possibile maturare solo alla fine, come le parole nuove, le connessioni, l’aggancio con l’Agenda 2030, il tema in tre parole e consigliato a. 





Eravamo pronti, a questo punto, per la discussione: quale autore incontrare tra quelli dei libri scelti? Nella terna selezionata, in accordo con la casa editrice, la risposta positiva è arrivata da Daniele Nicastro: un’ulteriore occasione per (ri)leggere tutti, a voce alta, il suo “Stalker” e prepararci, così, all’incontro. La ciliegina sulla torta è stata proprio quella: un’ora e trenta di pura attenzione, curiosità e domande dai ragazzi che non volevano lasciarlo andare. 


Scrive Sofia: 

“E' stato molto disponibile a rispondere a tutte le nostre domande in modo chiaro e dettagliato. Ci ha chiarito molti dubbi, per esempio per me ora è molto più chiaro come fa uno scrittore a scrivere un libro e quanto ci mette. Spero di rifare questo progetto perché è molto utile."


Ed eccoci qui: pronti a ripartire per una nuova, piccola biblioteca per un mondo migliore. 


Martina Micillo

#ioleggoperché sono io a scegliere. Di iniziative ed educazione alla lettura

Ottobre, tempo di iniziative di promozione della lettura come #ioleggoperché e Libriamoci.
Occasioni importanti per scoprire alcune delle proposte che le istituzioni del settore dedicano ormai da anni alla promozione della lettura nelle scuole.
Promozione non equivale ad educazione, come ben sappiamo, ma è vero che dall'una si può generare un movimento verso l'altra e scoprire che portare libri nelle scuole può essere sempre più utile quando quelle storie, con le giuste strategie praticate nel tempo e con costanza, mediate da insegnanti-lettori/lettrici consapevoli, diventano il volano per tanto altro: comprensione del testo, di sé, del mondo, padronanza della lingua, costruzione di una visione critica, capacità di interpretazione dei fenomeni, auto-orientamento, socializzazione, apertura al <diverso>, <lontano>, <ignoto> da sé.

L'iniziativa nasce per volere dell'Associazione Italiana Editori ed è sostenuta dal Ministero della Cultura, dal Centro per il Libro e la Lettura, dal Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e di tutta la filiera del Libro. Ma in cosa consiste esattamente?
Si tratta di recarsi in Libreria per l'acquisto di un libro che andrà poi donato alle biblioteche scolastiche gemellate. Alla fine della raccolta gli Editori contribuiscono con un numero di libri pari alla donazione nazionale complessiva suddiviso per le Scuole partecipanti. Un bel modo, insomma, per creare biblioteche o foraggiarne di esistenti. Accanto a questa, fondamentale attività, si sono sviluppati nel tempo contest e lab che si possono approfondire visitando il sito dedicato: https://www.ioleggoperche.it/. 

Sì, ma quali libri far acquistare? Qui subentra il ruolo dell'insegnante che, conoscendo il suo contesto classe e scolastico, può decidere di stilare una bibliografia minima o ampliata di titoli per le biblioteche esistenti, magari a seconda della classe di insegnamento e del grado.
Invitando poi famiglie, colleghi e conoscenti ad entrare nelle librerie gemellate - cui quella bibliografia era stata consegnata - a scegliere tra i testi che l'insegnante aveva caldeggiato per la donazione oppure a farsi consigliare dagli stessi (esperti) librai. Resta comunque la totale libertà del donatore/donatrice di scegliere il libro e donarlo secondo il proprio gusto. 


C'è a mio avviso una seconda, interessante opzione: far stilare la bibliografia agli stessi alunni e alunne, rendendoli protagonisti della scelta. Un'opzione che consente di far entrare nelle biblioteche soprattutto testi di narrativa contemporanea di qualità e stimolanti.


Come? Ve lo racconto. 
Sin dall'anno scorso lancio l'attività in questo periodo, assicurandomi che tutti abbiano con sé dispositivi digitali per la navigazione e l'accesso a Classroom per le istruzioni. 
In sostanza chiedo loro di navigare all'interno dei cataloghi specializzati in editoria per ragazzi, da me precedentemente selezionati, chiedendo di scorrere titolo, copertina, trama e fornendo loro un foglio di lavoro condiviso per annotare i titoli che vorrebbero avere in biblioteca di classe,al momento assenti. Mio compito è quello di facilitare la consultazione dei cataloghi dando magari delle informazioni sulle case editrici specializzate in un genere o in un linguaggio, oppure mostrando ad alta voce le domande/considerazioni che un lettore si pone nella fase della scelta. Un ottimo modo per ripassare strategie di base del laboratorio relative al paratesto e alle connessioni!

Nella sessione si aprono dibattiti, anche sulla scelta delle case editrici di utilizzare un linguaggio paritario; si condividono esperienze di lettura, magari rievocando progetti passati; ma, soprattutto, si ragiona anche su ciò che ci spinge a cercare delle storie: dal foglio condiviso, nel quale avevo chiesto di indicare anche una veloce motivazione della scelta, emergono:
- precedente conoscenza di una trasposizione filmica (anime);
- precedente conoscenza dell'autore;
- titolo, trama e copertina intriganti;
- tematica vicina ai propri interessi;
- intreccio simile ad uno amato in precedenza.

Ecco quindi un modo per rinnovare o continuare ad esplorare i propri territori di lettura, fondamentali per lo slancio verso nuove scelte. Ed ecco per me l'occasione di conoscerli sempre più a fondo, di misurare cambiamenti, valutare trasformazioni e interessi. E poi succede sempre così: mentre la mia presenza si fa sempre più sottile, mi stupiscono con osservazioni acute, che mi danno la cifra di quanto sono veramente cresciuti. 

E ora restiamo in attesa di sapere cosa avremo in donazione e di riempire sempre di più e meglio il nostro scaffale.  

Martina Micillo



Un tesoro di cui tutti sono la mappa: l’albo “Per mare” tra accoglienza e orientamento

Quest’anno ho una seconda e una terza

Mai due classi furono più diverse: come due figli, ciascuno con un proprio carattere e le proprie inclinazioni, che mettono a dura prova la mia azione educativa, in continuo calibro.
L’una è vivace, sentimentale, chiassosa e disordinata; l’altra è (abbastanza) composta, razionale, metodica e matura. Quest’ultima è la mia terza: una classe accolta in pieno Covid, con mascherine e distanziamento, cresciuta a pane e laboratorio.

Quest'anno sarà l’ultimo insieme e vorrei che ogni attività possa rendere il percorso significativo. Oltre a riprendere le routine di pensiero e di lettura, vorrei poterli sostenere sin da subito nel loro bisogno di certezze, nella fase delicata del passaggio alla scuola superiore, offrire loro degli strumenti che li aiutino a riflettere su loro stessi e sulla strada da intraprendere. A sentirsi gruppo.
Ecco che l’accoglienza di una classe terza si tinge di una sfumatura importante: l'orientamento

E io, con questa bella classe, ho deciso di puntare alto. 

Nel 2018 acquistai e amai l’albo “Per mare”, edito da Lapis a firma Riccardo Bonzi per il testo ed Emiliano Ponzi per le illustrazioni. L’albo racconta la storia di una ciurma senza capitano su una nave senza nome, diretta verso un tesoro di cui nessuno ha la mappa ma di cui <tutti sono la mappa>.
Nel tragitto in mare scogli pericolosi, tempeste e bonacce, ma anche nuvole dalle forme strane e incubi inquietanti. Pochissimo testo - poetico ed icastico, infatti - per delle illustrazioni che hanno messo d’accordo tutti (o quasi) per la loro bellezza. 


La prima lettura è avvenuta in cerchio, come non era mai avvenuta, e a questa ha fatto seguito una conversazione su dettagli, argomento e significato della storia. Un primo assaggio di comprensione, prima di scendere in profondità. 

Dopo la seconda lettura dell’albo - questa volta in proiezione alla LIM - ho lanciato al gruppo domande più puntuali, volte a sviscerare significati simbolici come:

  

  • Perché il testo dice…e l’illustrazione raffigura…? volta a comprendere la relazione testo-immagine nella sua funzione di arricchimento simbolico;

  • Cosa rappresenta questo dettaglio?

  • Cosa vuol dire la frase, apparentemente incomprensibile: “...”? 

Dopo aver ricordato cos’è un simbolo e come si interpreta, ho fatto girare l’albo e ho chiesto quindi loro di estrapolare in piccolo gruppo quelli che ai loro occhi erano i simboli più importanti di questa storia. E’ emerso così che:

  • lo scoglio a forma di teschio = pericolo da superare, morte;

  • la nuvola a forma di balena = direzione, ma anche vastità del cielo e del mare;

  • il tesoro in forma di costellazione = l’orientamento è il vero tesoro. 

Molto, tanto più, di quello che mi aspettavo, soprattutto dalle prime reazioni alla storia che sembrava non aver riscosso molto apprezzamento forse perché apparentemente semplice ma in verità troppo criptica.  



A questo punto, ho chiesto loro di sviluppare un’annotazione su traccia che prevedesse: impressioni, connessioni, domande, simboli, argomento e tema (tutte indicazioni di lavoro a loro note per averci lavorato tanto e con gradualità negli anni passati).

Tra le connessioni emerse quella col Titanic, Peter Pan e l’isola che non c’è, I Pirati dei Caraibi. Tante le domande: qual è il tesoro? Lo inseguiranno per sempre? Cosa hanno davvero voluto trasmettere gli autori?

E intanto la storia “respirava” sempre di più

Tra le osservazioni più arricchenti, condivise a voce: 


<tutto sono la mappa del tesoro nel senso che ciascuno fa un pezzo del viaggio e così alla fine si naviga insieme verso una direzione>

<il loro sistema di gerarchia della nave ricorda il comunismo…il tesoro rappresenta il traguardo, qualcosa per cui lottare>

<mi ha colpito come lo scrittore è riuscito a nascondere il tema del libro lasciando possibili diverse ipotesi>

<mi fa riflettere che non è il posto che fa il tesoro, ma il viaggio è il tesoro>

<mi fa riflettere che la vita è un mistero su dove si deve andare, con quale scelta, giusta o sbagliata?>

E quindi, dove andare?

Quali gli obiettivi, le aspettative, le difficoltà, le competenze, gli impegni per quest’anno? Un organizzatore grafico creato ad hoc, a tema “nave pirata”, li ha guidati in questa riflessione. E dato che le domande iniziavano ad essere numerose ho chiesto loro di scriverle su un biglietto: le avrei raccolte e organizzate per una successiva sessione di orientamento dedicata all’esame e alla scuola superiore

Raccontandosi, i ragazzi hanno fatto emergere paure, emozioni, dubbi ma anche la voglia di lasciare presto le medie perché il gruppo è diventato “stretto”. Nel tirare le somme ho quindi chiesto loro di riflettere su quanto gli altri possano essere fastidio ma anche risorsa: anche, banalmente, nelle piccolezze come organizzare un quaderno o prestarsi del materiale.

Per rallegrare l’atmosfera, ho distribuito a ciascuno di loro delle sagome di pirati chiedendo di inserire nel cappello (anziché nella valigia, ché i pirati non ne hanno!) le loro abilità e i loro punti forti e di annotare invece su un post it i loro obiettivi, da mettere nel tesoro. 
Il bello è stato vederli apporre le loro sagome lì, sulla nave: tutte insieme danno proprio l'idea di una ciurma, finalmente pronta a partire per una navigazione ricca di scogli ma anche di balene volanti.

E mare sia!

Martina Micillo








3, 2, 1... Come (ri)lanciare la biblioteca di classe?

Tre mesi di vacanze estive sono veramente tanti. Per noi prof non sono tre, ma sono comunque almeno due lontano dalle routine di classe. Per i nostri studenti e studentesse sono invece tre pieni, talvolta anche di più, e questo crea un inevitabile difficoltà nella ripresa dei ritmi scolastici. 

Nella mia attuale terza il solo compito estivo da me affidato è stata la lettura di libri, con l’indicazione di leggerne almeno quattro da un elenco fornito e discusso insieme. Lasciare libertà di scelta e in generale non richiedere alcun tipo di restituzione scritta ha però un inevitabile dose di rischio: lo faranno? Si sentiranno ugualmente impegnati senza un libro per le vacanze da compilare giorno per giorno? Insomma, una bella questione.

Al di là di quello, comunque, sono i primi giorni di scuola e per chi, come me, cerca di applicare in classe i principi del Reading Workshop, ovvero del laboratorio di lettura di derivazione americana, sono i giorni per ricostruire la biblioteca di classe e rilanciare le routine. 

Come suggerisce Frank Serafini nel suo The reading workshop. Creating space for readers, stabilire che aspetto avrà la biblioteca di classe e come organizzarla è una delle decisioni più importanti di avvio dell’anno scolastico. Quello che scrive Serafini, però, va preso “con le pinze”: le scuole italiane con aule grandi, piene di scaffali e angoli da allestire, dedicate magari ad un’unica disciplina/laboratorio, come nel sistema americano, non sono molte. Molto di ciò che lui scrive potrebbe però essere applicato alle biblioteche di plesso. 


Oggi avevo due ore consecutive e ho pensato che fosse la giornata buona per (ri)cominciare. Avevo in mente di:

  • parlare di libri nuovi e già letti;

  • creare un piccolo tesoretto di titoli da esplorare;

  • ripassare alcune delle fondamentali tecniche di scelta del libro;

  • lanciare con chiarezza l’attività di lettura costante e quotidiana che li attende quest’anno.

Ho organizzato delle isole e posizionato su ciascuna circa 8/10 volumi di vario tipo (albi, graphic, romanzi) e chiesto loro di sfogliarli soffermandosi su titolo e copertina, trama e incipit. 

Questo ci ha permesso di rivedere le varie parti che compongono un libro e il loro significato, ricordandomi ancora una volta che nulla - e dico nulla - va mai dato per scontato: ad esempio, cosa sia un incipit dopo ben due anni che questa parola vola tra noi tutte le volte che c’è laboratorio di lettura (sigh!).  

Ciascuno doveva poi annotare i libri che lo avevano colpito di volta in volta che i libri giravano tra le isole. Li ho incoraggiati a scambiarsi informazioni, a chiedere consigli o curiosità ai compagni che avessero già letto quel libro: io stessa giravo tra le isole per dare qualche suggerimento in più e assicurarmi che i libri girassero e fossero veramente guardati con attenzione. 



Serafini dice di portare delle scatole chiuse e lasciare che siano i ragazzi ad aprirle per scoprirne il contenuto, facendo poi girare i testi; quindi di ragionare su come organizzarli e creare insieme il primo nucleo della BDC (Unpacking the Classroom Library, pp. 28-29, cit). Nonostante alcune importanti differenze, per un attimo anche noi abbiamo respirato l’atmosfera da lui descritta in cui:

…ogni piccolo gruppo trascorre del tempo ad analizzare ogni titolo. Ci fermiamo a condividere i libri preferiti e amati dalla classe, o a presentarci reciprocamente libri mai visti prima. Ci emozioniamo nel condividere libri letti negli anni precedenti, così come quelli più recenti. I libri sono sparpagliati sui banchi, la conversazione è vivace, e i ragazzi cominciano a sentirsi parte della comunità. Gli studenti usano i loro taccuini per annotare i titoli che intendono leggere presto. 


Nella seconda parte ho chiesto loro di scegliere uno dei libri annotati e di leggere silenziosamente per 15 minuti consecutivi. Al termine di questo tempo, ciascuno ha potuto fissare il punto di partenza di quest’anno: un tot di pagine (dalle 3 alle 30, naturalmente con differenze grafiche e di apprendimento) che dovranno moltiplicare per due (per il momento), dedicando 30 minuti a pomeriggio a casa per leggere e allenare i muscoli della lettura.

A partire da questo ho chiesto loro di annotare tre aspetti di sé che intendono migliorare quest’anno come lettori. 


Ed infine…sulla base delle etichette colorate - da me preparate e introdotte - ho chiesto loro di ricomporre la biblioteca, che quindi parte con alcuni testi ma si arricchirà di tanti altri. In passato lasciavo che quest’ultima parte fosse organizzata da loro, con etichette e creazione della legenda - attività bella e dinamica che richiedeva tanto tempo, però - ma mi sono accorta che avevo bisogno di maggiore sistematizzazione io stessa e così quest’estate avevo già provveduto ad etichettare e catalogare le mie biblioteche. 


E’ solo l’inizio: non basta sistemare dei libri sugli scaffali per dire <biblioteca di classe>. Booktalk, recensioni, poster, strategie di comprensione e annotazione, letture a voce alta la animeranno: nessuna ricetta, ma tanta voglia di condividere storie per scambiarci emozioni e costruire conoscenza. Che Frank sia con noi!