Cara Mina, tu come guardi la luna io guardo il cielo. Un percorso di lettura a voce alta de “La storia di Mina” di David Almond

Tra metà gennaio e metà marzo, nella mia seconda di lettori e lettrici ancora in erba, abbiamo letto e discusso a voce alta il libro di David Almond “La storia di Mina”.
E’ stata un’esperienza faticosa e incredibile al contempo. 


Mina ha 9 anni e scrive un diario in cui racconta la propria vita: la scuola che non va, la decisione di stare a casa e di fare lezioni con la mamma, il nonno e il papà scomparsi, la sua difficoltà nel tessere amicizie e relazioni. 
Una storia senza grande tensione e acme, ma che trova nel quotidiano incanto verso le cose la sua vena speciale.


Alla lettura a voce alta sono seguite, ogni tanto, delle riflessioni più strutturate su personaggio, simboli, conflitto e tema. Organizzatori grafici ispirati al WRW, con riferimento a quella piccola miniera che è “Leggere, comprendere, condividere” di Linda Cavadini, Loretta De Martin e Agnese Pianigiani. 
Le loro restituzioni, sia scritte e che orali, mi dicono che i capitoli più intensi sono stati quelli in cui Mina scappa di casa e si inabissa nella miniera alla ricerca del papà, novella Persefone nell’Oltretomba; il giorno del Test nazionale, in cui Mina litiga con la maestra e il preside per avere scritto un testo non “conforme” alle loro aspettative; infine la giornata trascorsa alla Corinthian Avenue, la scuola per ragazzi “speciali”, con problematiche di socializzazione e apprendimento.
In alcuni casi il thinking talking ci ha portato oltre: quei ragazzi “disadattati” sono diventati specchio per alcuni di loro e riflessione sulla società attuale, ritratta in parte nella serie tv “Mare fuori”, dedicata ai ragazzi e alle ragazze di Napoli che la loro strada l’hanno trovata nella criminalità.

Alla fine del nostro percorso, sono emersi con chiarezza tre filoni tematici: la personalità della protagonista, forte e insicura al contempo; l’amicizia, che evolve nell’arco della storia; la scuola, che non è una ma tante (scuola “normale”, scuola “a casa”, scuola “speciale”). 
Era arrivato il momento di una produzione più strutturata, una riflessione che potesse dar voce alla loro prospettiva sulla storia: scrivere una lettera a Mina, alla protagonista.

Ecco alcuni stralci di lettere, da cui emergono impressioni e apprezzamento della storia:

Cara Mina, 

ho letto la tua storia, mi è piaciuta molto. 

E’ una storia piena di emozioni, racconta molti aspetti della tua vita scolastica, casalinga, sociale e anche le lezioni svolte a casa da tua madre. T.


Ciao Mina questa è una lettera per te, sai la parte della tua storia letta dal libro che mi ha colpito di più? Indovina? Quando hai cominciato a parlare di pipì e del bagno. A.


E stralci da cui emerge una più profonda comprensione e immedesimazione nel personaggio


Penso che tu sia una ragazza matura e forte rispetto alla tua età. Mi hanno colpito molto le tue idee per esempio quando ti vuoi isolare e ti “accampi” sull’albero, osservi, ascolti e leggi. K.


… dal mio punto di vista posso dire che per me tu sei una ragazza normale con tanta fantasia ed immaginazione J.

immagine tratta da pixabay.com

Se fossi stato in te sarei rimasto alla Corinthian Avenue per via delle amicizie subito formate come con Steepy, che aveva l’ossessione di avere il giardino più bello del paese, a tal punto da tatuarselo su tutto il corpo oppure Alicia che ti aveva raccontato che si faceva i tagli e sussurrava. 

Se posso vorrei farti una domanda, che da quando ho sentito la tua storia mi è subito piombata in testa: che cosa vuoi fare da grande? D. 


Così come connessioni con il proprio vissuto:


Sai, dovresti provare ad andare avanti anche tu, certo potrebbe andare bene come male, chi lo sa, ma almeno ci hai provato.[...] spero ci ripenserai [ad andare alla scuola Corinthian), magari lì troverai persone “pazze” come te, persone con le tue stesse passioni, provaci Mina, sii sicura di te. So anche che hai perso il padre e che cerchi di ritrovarlo, ma non tornerà. Ho perso mio zio nel 2016, non volevo crederci, pensavo fosse solo un brutto sogno, ma lui non c’era più. Mi faceva da secondo padre, ma sento che lui è sempre con me, come lo è sicuramente tuo padre, si sa, la vità non è tutta rosa e fiori, ma sicuramente c’è sempre una via d’uscita a tutto.  K.


E passaggi che aprono ad una problematizzazione della vicenda, concentrata quasi per tutti sul fatto che Mina non trovi un posto in una scuola che sembra più simile a lei:


Ma perché hai deciso di andartene dalla nuova scuola? Per cosa non ti trovavi bene? O forse perché non ti reputi così bisognosa come loro? J.


Quando hai lasciato la Corinthian Avenue secondo me hai sbagliato, perché anche se eri superiore agli altri avevi il modo di divertirti e intraprendere cose nuove. T


La solitudine del personaggio, il suo particolare sguardo sul mondo, le sue elucubrazioni filosofiche, così come le sue “attività straordinarie” sono state accolte ma non comprese dai più: ciò che conta, a questa età, è aprirsi, essere in un gruppo, fare amicizie. Scrive, infatti, T.:


Con te è come se mi confesso e ti dico che mi piace molto come ti comporti, sai sempre agire correttamente e ti fai scivolare tutto addosso, però ti devo contestare la tua timidezza, dovresti essere più aperta con le persone, perché magari trovi un’amica strambe e non sarai più sola. Ti auguro una buona vita  te e a tua mamma, e spero che sopperirai alla mancanza di tuo padre. T


Ed è stato forse anche l’aspetto che ha reso la lettura più faticosa: un dettato così introspettivo e immateriale, in lettura a voce alta e senza testo per gli alunni, mette alla prova la resistenza dell’intera comunità ermeneutica. 

Che però ha restituito in queste lettere molto di sé e di quella ragazza stramba e coraggiosa che con le sue domande sulla vita e le sue osservazioni sul mondo ha illuminato le nostre cupe giornate d’inverno. 


Martina Micillo